
Il Cous Cous è generalmente considerato la specialità gastronomica araba per eccellenza. Sebbene ciò non sia necessariamente vero, è indubbio che sia profondamente intrisa del fascino del deserto e delle sue genti: quei nomadi berberi che, in tempi remoti, inventarono un cibo facile da trasportare e rapido da cucinare. Un cibo che, nel corso dei secoli, grazie ai traffici mercantili tra i paesi del Mediterraneo, venne adottato da numerose culture gastronomiche, evolvendosi in preparazioni più o meno complesse, sia dolci che salate.


Cos’è il Cous Cous?
Con il termine ‘Cous Cous’ si indica un alimento dalle origini antichissime, nato con ogni probabilità nella zona settentrionale del continente africano. Nella sua forma più tradizionale, consiste in semola di grano duro, ottenuta tramite una macinazione più o meno grossolana del cereale. Così come il riso, il Cous Cous è un alimento base, impiegato in un gran numero di preparazioni, sia dolci che salate. La più classica prevede che sia cotto a vapore ed accompagnato da uno stufato di carne e verdure opportunamente speziato (anche questa preparazione, per estensione, ha il nome di ‘Cous Cous’).

La storia del Cous Cous.
Stabilire con precisione le origini del Cous Cous non è cosa semplice: molti studiosi le fanno risalire a un periodo indefinito tra l’XI e il XIII secolo (*1), in un’area che corrisponde alla porzione nord-occidentale del continente africano, situata tra gli attuali Stati della Mauritania e della Tunisia. Altri esperti sostengono che potrebbero essere antecedenti, individuandole più a sud, nella zona subsahariana degli attuali Niger, Mali, Burkina Faso e Ghana.
Infine, alcuni storici ipotizzano che la specialità sarebbe nata in epoca classica, se non addirittura prima (*2), nei territori del regno berbero di Numidia (*3).
Essendo un cibo povero, di facile conservazione, trasporto e preparazione, per molti secoli il Cous Cous rappresentò la soluzione ideale per sfamare la gente nomade ed i mercanti: non deve quindi stupire che, proprio grazie alle rotte commerciali, si diffuse ben presto in molti dei paesi del bacino del Mediterraneo (e non solo), su tutti la Francia, la Sicilia e la Penisola Iberica.
Le più antiche testimonianze scritte relative a questa preparazione giunte fino a noi, risalgono al XIII secolo e provengono proprio dalla Spagna, al tempo sotto dominio arabo (*4).
Note:
*2: Tali congetture si basano sul ritrovamento di utensili atti alla preparazione del Cous Cous all’interno di complessi sepolcrali risalenti a quell’epoca;
*3: ‘Numidia’ era il nome della regione che includeva i territori compresi tra gli attuali Marocco e Tunisia. In età romana divenne provincia imperiale.
*4: Va ricordato che il dominio musulmano sulla penisola iberica durò ben otto secoli: dal’ottavo fino al quindicesimo.

Il Cous Cous nella leggenda.
Secondo la leggenda Re Salomone, figlio del Davide e sovrano di Israele, si innamorò perdutamente della Regina di Saba, giunta in visita alla sua corte. Un sentimento tanto forte da fargli perdere completamente l’appetito, arrivando a comprometterne la salute e la capacità di governare. Sarebbe stato quindi il suo cuoco ad inventare un piatto, il Cous Cous, reso talmente appetitoso grazie al sapiente utilizzo di numerose spezie, da fargli tornare la fame, salvandogli la vita. Sebbene sia Salomone che la regina di Saba abbiano un posto di rilievo nella Bibbia, occorre dare poco credito a questa storia: poco più di una favola, ricca di indiscutibile fascino.



La ‘semola’ del Cous Cous.
Il Cous Cous, nella sua forma più classica, consiste in semola di grano duro, vale a dire il prodotto della macinazione del cereale. Tale macinazione può essere più o meno grossolana: inutile dire che ciò incide direttamente sulle dimensioni dei granelli. Si potranno quindi trovare in commercio Cous Cous più o meno fini, adatti a diversi tipi di preparazione.



Non solo grano per il Cous Cous.
Sebbene il ‘Cous Cous’, nella sua forma più classica, si produca grazie alla macinatura più o meno grossolana del grano duro (Triticum durum), esistono varianti prodotte con semole di altri cereali, come ad esempio il miglio, l’orzo ed il sorgo.


Come si prepara il Cous Cous? (cenni)
Prima di descrivere (per sommi capi) la ricetta del Cous Cous, occorre tenere bene a mente che, con questo nome, si è soliti indicare sia il prodotto, a base di semola di grano duro, sia il piatto, realizzato con questa semola. Se il prodotto richiede un discreto quantitativo di tempo per essere preparato (*1), una volta che i granuli che lo compongono sono opportunamente essiccati (*2), non solo si possono conservare a lungo, ma è anche possibile cuocerli con relativa rapidità. Caratteristica, quest’ultima, di fondamentale importanza: non bisogna infatti dimenticare che la specialità nasce come cibo povero e soprattutto pratico, adatto al sostentamento dei nomadi berberi e dei mercanti che un tempo (e, in parte, ancora oggi), attraversavano le aride sabbie del deserto. Tutta gente, per forza di cose, in grado di dedicare ben poco tempo alla cucina.
Cliccare qui per i passaggi della preparazione e i principali ingredienti.

2) Una volta che il Cous Cous ha raggiunto una consistenza leggera e sufficientemente morbida, sarebbe opportuno sgranarlo usando una forchetta;
3) Il Cous Cous viene quindi servito in un piatto di portata, guarnito con uno stufato di carne e/o verdure, spesso (ma non necessariamente) disposte in modo esteticamente appagante;
Nei paesi del Maghreb (su tutti Marocco, Tunisia ed Algeria), in genere lo stufato è preparato con una combinazione dei seguenti ingredienti:
- Carne: agnello, pollo, montone, talvolta cammello;
- Verdure: zucchine, carote, cipolle, rape, melanzane, uva passa, prezzemolo;
- Legumi: ceci;
- Spezie: zafferano, coriandolo, paprika piccante, peperoncino rosso;
In alcune zone viene utilizzato anche il pesce;
Note:
*1: Alle donne era generalmente demandato il compito di lavorare la semola di grano duro per farne Cous Cous. Si trattava di una procedura abbastanza lunga: una volta cosparsa d’acqua, era lavorata a mano, quindi setacciata, in modo da conservare i chicchi più grandi, che costituiscono il prodotto.
*2: Non a caso la preparazione del Cous Cous richiede necessariamente la sua reidratazione, tradizionalmente effettuata a vapore;



Le origini del nome ‘Cous Cous’.
E’ possibile che le origini del nome ‘Cous Cous’, così come quelle della specialità, siano Berbere. La parola potrebbe infatti derivare dall’arabo ‘kuskus’ (‘kuskusu’) o, più probabilmente, da ‘keskes’, termine ancora oggi utilizzato per indicare la tipica pentola ‘a strati’, volgarmente conosciuta in Italia come ‘couscoussiera’. Continua ...
- ‘Cuscusu’, in Sicilia;
- ‘Cascà’, in Sardegna;
- ‘Couscous’, in Francia;
- ‘Kouskousaki’, in Grecia;
- ‘Cuscuz’, in Brasile;
- ‘Wusu-Wusu’, in Togo, Senegal, Nigeria, Ghana e Benin;



Patrimonio Culturale dell’UNESCO.
Nel mese di marzo del 2019, quattro Paesi del Maghreb, ovvero Tunisia, Algeria, Marocco e Mauritania, si accordarono per presentare una richiesta congiunta all’UNESCO affinchè il Cous Cous fosse dichiarato Patrimonio Culturale. Iniziativa singolare, considerato che, nel tempo, i ‘dissapori’ tra queste nazioni non sono mai mancati. Continua ...

Le varianti africane del Cous Cous.

Grazie ai traffici commerciali e alle contaminazioni culturali legate, tra l’altro, alle conquiste territoriali, il Cous Cous, la specialità nata nella porzione nord-occidentale dell’Africa, si diffuse ben presto in altri paesi del continente (ed oltre). In ognuno di questi luoghi la sua ricetta originale venne interpretata in modo diverso, facendo uso degli ingredienti tipici del posto per arricchirla di nuovi sapori. Si svilupparono quindi numerose varianti, di seguito alcune tra le più famose: Continua ...

Algeria:

Tunisia:

Libia:




Il Cous Cous alla Trapanese.
Gli scambi culturali tra il mondo arabo e la Sicilia affondano le radici in un lontano passato: una contaminazione che ha da sempre influito (anche) sulla gastronomia. Ad esempio, la variante del Cous Cous preparata nella città di Trapani è ancora oggi particolarmente celebre ed apprezzata. Continua ...



‘Cascà’: il Cous Cous sardo.
Il Cous Cous venne introdotto a Carloforte e a Calasetta, borghi marinari rispettivamente situati nelle isole di San Pietro e Sant’Antioco (entrambe a sud-ovest della Sardegna), da un gruppo di pescatori di corallo, i cosiddetti ‘Tabarchini’, di origini liguri che vi si insediarono a partire dal XVIII secolo. Continua ...



Bulgur, il ‘cugino’ del Cous Cous.
Il ‘bulgur’ è a tutti gli effetti un parente stretto del Cous Cous. Consumato soprattutto in Turchia (ma non solo), si distingue dalla specialità nordafricana in primis nell’essere prodotto con semi integrali (quindi comprensivi di crusca) e germogliati di grano duro. Continua ...



‘Seffa’ e ‘Maghrood’: il Cous Cous dolce.
Nel mondo arabo, il Cous Cous viene utilizzato non solo per preparazioni salate, ma anche dolci o agrodolci come, ad esempio, il ‘Seffa’: abbastanza simile alla specialità classica (possono essere anche impiegati sottili vermicelli), prevede l’aggiunta, tra l’altro, di mandorle, cannella e zucchero. Continua ...



Il Berkoukes: un ‘grande’ Cous Cous.
Nei paesi del Maghreb è diffusa una specialità, il cosiddetto ‘Berkoukes’, quasi identica al Cous Cous. Ciò che la distingue sono le dimensioni: è composta infatti da sferette, grandi quanto un cece, composte da semola di grano duro con l’eventuale aggiunta di farina, realizzate a mano. Il ‘Berkoukes’ è generalmente impiegato in minestre di carne e verdure.



Il Cous Cous nella letteratura.
Numerosissime sono le testimonianze letterarie relative al Cous Cous, un cibo apprezzato da secoli nel nord Africa, nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo e oltre. Una tra le più interessanti risale al 1583, ed è contenuta nel trattato ‘Del governo et amministratione di diversi regni et republiche, così antiche come moderne’ Continua ...

Il Maghreb, la culla del Cous Cous.
Il ‘Maghreb’, vale a dire la porzione nord-occidendale del continente africano che include il grande deserto del Sahara, è generalmente considerato il luogo di origine del Cous Cous.


La ‘couscousière’.
Lo strumento generalmente impiegato dai nord-africani per fare il Cous Cous è la ‘Couscoussiera’ ( ‘Couscoussier’ in francese, ‘Taseksut’ in Berbero, ‘Kiskas’ in arabo): si tratta di una particolare tipologia di pentola (*1),
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Nota:
*1: La pentola è spesso in metallo, ma può essere anche in terracotta;

La preparazione del Cous Cous in video.
Di seguito un video in cui viene mostrata la procedura di preparazione del Cous Cous alla marocchina:
N.B. Alcuni ingredienti e quantitativi possono variare da quanto riportato nel relativo paragrafo.

L’ ‘Harrissa’.
L’ ‘Harrissa’ è una salsa di consistenza pastosa e dal colore rosso intenso, impiegata soprattutto, ma non solo, nei paesi del Maghreb (*1) per accompagnare specialità come, ad esempio, il Cous Cous, il Kebab, o come insaporitore per zuppe e stufati.
Continua ...
Note:
*1: La Tunisia è di gran lunga il maggiore produttore ed esportatore di Harissa;
*2: Vengono talvolta utilizzati anche limone e cipolla;

“CON UN DITO MANGIA IL DIAVOLO, CON DUE IL PROFETA E CON CINQUE L’INGORDO” (detto arabo)

Musica per il Cous Cous.
Per comprendere al meglio le suggestive atmosfere che circondano una specialità come il Cous Cous, vi invitiamo ad ascoltare questa breve selezione di musiche berbere:
Nota: registrarsi a Spotify così da poter ascoltare i brani per intero.

Mangiare con le mani.
Sebbene nei paesi europei il Cous Cous venga generalmente mangiato con la forchetta, non è certo questo il metodo più tradizionale. Nel mondo arabo è costume millenario servirsi delle mani per raccoglierne da un piatto (spesso comune, ma non necessariamente) un certo quantitativo: usando le dita o il palmo si realizza una pallina, portandola quindi alla bocca. Quasi inutile sottolineare che, prima e dopo il pasto, è buona norma pulirsi, impiegando una caraffa che viene fatta girare tra i commensali.


Le dimensioni del Cous Cous.
Il Cous Cous è costituito da una semola di grano duro i cui granelli possono essere di diverse dimensioni: i più ‘classici’ hanno un diametro di circa 2 millimetri. Ne esiste comunque una versione più grossolana, che può superare i 3 millimetri (conosciuta anche come ‘Berkoukes’), ed una più fine (o extra-fine) che misura circa 1 millimetro.

SOLO LE SPECIALITA’ PIU’ TIPICHE E TRADIZIONALI


Curiosità varie.
Un piatto tradizionale come il Cous Cous è caratterizzato da un gran numero di curiosità. A seguire un breve elenco di alcune tra le più stuzzicanti:
Cliccare qui per visualizzarlo.
- Nel borgo marinaro di Carloforte ogni anno si tiene una sagra (ora vero e proprio festival) dedicata al Cous Cous.
- Anche a San Vito Lo Capo, da ben 25 anni, si tiene la ‘Cous Cous Fest’, festival internazionale dell’integrazione culturale (www.couscousfest.it).
- Esiste un film del 2007 diretto Abdellatif Kechiche che porta il nome della specialità nord-africana: ‘Cous cous (La Graine et le Mulet)’.
- Il Cous Cous fa parte del banchetto ‘pantagruelico’ descritto nel romanzo satirico ‘La vie de Gargantua et de Pantagruel’ (1532) di Francois Rebelais.


Couscous: calorie e valori nutrizionali.
Inutile dire che è impossibile stabilire le calorie del Cous Cous come piatto, in quanto le salse che lo accompagnano variano per ingredienti e relativi quantitativi. Più semplice fornire informazioni sul Cous Cous inteso come la sola semola di grano duro (cotta): cento grammi contengono tra le 340 e le 370 calorie.
Per quanto riguarda i valori nutrizionali, sono presenti, nell’ordine:
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- Carboidrati;
- Proteine;
- Fibre;
- Zuccheri;
- Lipidi;
- Vitamine;
- Sali minerali;
… oltre naturalmente ad acqua.

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img-05 (*) – La preparazione del Cous Cous, 1910, Lehnert & Landrock (Wikipedia Link)
img-06 (*) – Panorama di Carloforte (xilografia), 1901 (Wikipedia Link)
img-07 (*) – Makrouds (Wikipedia Link)

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