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Autore: Antonio Maria Guerra
Leonardo Da Vinci
LA GRANDE PASSIONE DI LEONARDO PER IL VINO
Non tutti sanno che Leonardo da Vinci, il celebre scienziato ed artista, nutriva una grande passione per il vino ed il suo mondo. Scopriamo un aspetto poco conosciuto del genio toscano, avvalendoci del prezioso aiuto di Luca Maroni, stimato enologo ed esperto dell’argomento.
Il vino: la grande passione della famiglia di Leonardo.
Uno dei principali motivi dello stretto rapporto tra Leonardo ed il Vino fu senza dubbio l’essere nato in una famiglia originaria di un piccolo borgo della meravigliosa campagna toscana: Vinci.
Situata alle pendici del Montalbano, ad una quota compresa fra i 100 e i 200 metri sul livello del mare, questa località è caratterizzata da un morbido paesaggio collinare, un declivare arieggiato stupendo, un’esposizione solare luminosissima che culmina in radiosi tramonti: un vero paradiso naturalistico-elementare per la vite e per l’olivo.
Non è dunque un caso che il padre di Leonardo investì una buona fetta dei proventi della sua attività di notaio a Firenze proprio nell’acquisto di appezzamenti agricoli intorno a Vinci.
Va ricordato infine che molti altri componenti della famiglia erano implicati in attività vitivinicole, come nel caso dello zio Francesco e del nonno Antonio, i quali non disdegnavano di lavorare “di propria mano” le vigne di proprietà.
Vinci, il paese di Leonardo da Vinci.
Il grande Leonardo nacque in un piccolo paese, Vinci, situato a poca distanza dalla città di Firenze.
Leonardo da Vinci: biografia.
Leonardo nasce a Vinci il 15 aprile 1452. Trascorre la sua infanzia nella campagna di Vinci e di Bacchereto nel Montalbano.
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Traferitosi a Firenze, diventa allievo di Andrea del Verrocchio, frequentando la sua bottega. La lascia nel 1478, quando ha 25 anni. Inizia quindi una brillante carriera, esprimendo il suo genio come scienziato ed artista al servizio di alcune tra le più potenti personalità del tempo, come ad esempio Ludovico Sforza (a Milano) e Cesare Borgia (a Cesena). Il suo estro non conosce limiti, fornendo ai suoi committenti sculture, dipinti, progetti architettonici, studi ingegneristici e, più in generale, opere che tutt’ora non hanno uguali. Nel 1515 si trasferisce in Francia dove inizia a lavorare per il Re Francesco I. Muore a Clos Lucé il 2 Maggio 1519 all’età di 67 anni.
Uva e vino in una lettera di Leonardo da Vinci.
Esiste una lettera di Leonardo, pubblicata per la prima volta nel libro ‘The Life of Leonardo da Vinci’ di John William Brown (1828), in cui lo scienziato dimostra tutta la sua competenza di agronomo. Se ne riporta di seguito un breve estratto:
“Sapete che dissi etiamdio che sarebbe a cuncimare la corda quando posa in el macignio con la maceria di calcina di fabriche o muralie dimoliti, et questa assiuga la radicha, e lo stelto, e le folie dall’aria attranno le substantie conveniente alla perfetione del grapolo. Poi pessimamente alli dì nostri facemo il vino in vasi discuoperti, et così per l’aria fuggi l’exentia in el bullimento, et altro non rimane che un umido insipiente culorato dalle bucice et dalla pulpa; indi non si muta come fare si debbe di vaso in vaso, et perloché viene il vino inturbidato et pesante nei visceri.”.
Questo scritto è di fatto un piccolo trattato di viticoltura ed enologia. Riporta il metodo per ottimizzare la qualità dell’uva e la tecnica per la sua trasformazione in vino in modo tale da ottenere un risultato di eccellenza, come sottolineato nella parte finale dall’autore stesso: “Conciosiacosache si voi et altri faciesti senno di tale ragioni, berremmo vino excellente”.
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Leonardo desidera preservare quanto più possibile l’essenza originale del frutto, evitando al contempo che il prodotto divenga spiacevole ai sensi e pesante nei visceri. A tale scopo secondo lui occorre che il vino:
1) Fermenti in botti chiuse, così da evitare l’ossidazione-evaporazione dell’aroma originario e la perdita irreversibile dell’intrinseco profumo;
2) Sia travasato spesso e con cura di vaso in vaso, in modo da tenerlo quanto più possibile pulito, lontano dai residui di fermentazione (le fecce).
Le uve di Leonardo.
Leonardo nei suoi scritti cita esplicitamente solo 3 varietà di uve da vino italiane ancora oggi coltivate e splendidamente produttive: la Passerina, il Malvagia (la Malvasia) e il Moscado.
Leonardo da Vinci e il cibo.
L’ alimentazione di Leonardo ai tempi dell’infanzia e dell’adoloscenza fu all’insegna dei prodotti della campagna di Vinci e del Montalbano, vale a dire pane, olio, insalata, verdure, formaggi, salumi, carne, uova e frutta.
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Le medesime tipologie di cibo facevano parte della sua lista della spesa quando visse a Milano. Non risulta quindi che fosse vegetariano, contrariamente a quanto viene talvolta sostenuto.
Leonardo da Vinci, la Romagna e il vino.
Nel 1502 Leonardo soggiornò per un lungo periodo in Romagna, incaricato dal Duca Valentino (*1) di sovraintendere la realizzazione di alcune opere di architettura militare e civile. Questa permanenza gli diede l’opportunità di approfondire le conoscenze tecniche in materia di viticoltura e di enologia.
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La sua attenzione si incentrò in particolare su un sistema di appendimento dell’uva che consente l’essiccamento dei grappoli:
lo raffigura in un disegno estremamente prezioso, in quanto si tratta dell’unico che rappresenta un grappolo e che sia giunto fino a noi.
Va ricordato che, sempre in occasione del soggiorno in Romagna, Leonardo potè visitare l’antica Biblioteca Malatestiana di Cesena, dove consultò il raro Codice trecentesco ‘De Ruralibus Commodis’ di Pier de’ Crescenzi (1233-1320) (*2). Ciò diede un notevole impulso alle sue conoscenze in materia di coltivazione dell’uva e ottenimento del vino.
Note:
*1: Cesare Borgia.
*2: Pier de’ Crescenzi compose questo trattato utilizzando fonti antiche e attingendo alla sua esperienza personale.
Fiesole, la macchina volante e il vino.
Leonardo investì parte del denaro guadagnato in Romagna, al servizio di Cesare Borgia, e a Milano, al servizio degli Sforza, nell’acquisto di una piccola tenuta nella zona di Fiesole, in Toscana (*1).
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Il terreno è situato alle pendici del Monte Ceceri e deve la sua notorietà al fatto di essere stato utilizzato dallo scienziato nel 1506 per sperimentare la macchina volante di sua invenzione.
E’ interessante scoprire che il medesimo podere viene citato in una lettera inviata da Leonardo al proprio fattore, lettera in cui si rammarica della scarsa qualità organolettica del vino in esso prodotto, suggerendo quindi miglioramenti per la coltivazione della vite.
Note:
*1: Si trattava in realtà di due appezzamenti attigui.
*2: Grazie all’ardimento di Tommaso Masini, detto ‘Zoroastro da Peretola’, l’esperimento andò a buon fine, rappresentando di fatto il primo volo umano della storia.
I pregi ed i rischi del vino secondo Leonardo.
“Già il vino entrato nello stomaco comincia a bollire e sconfiare; già l’anima di quello comincia (a) abbandonare il corpo; già si volta inverso il cielo, trova il celabro, cagione della divisione dal suo corpo; già lo comincia a contaminare e farlo furiare a modo di matto; già fa inriparabili errori, ammazzando i sua amici”.
Questa considerazione spinge Leonardo a suggerire alcune regole per il corretto consumo del vino:
“E’l vin sia temperato, poco e spesso. Non fuor di pasto, né a stomaco voto.”
Si tratta di poche, semplici norme per far sì che il bere sia e rimanga un piacere.
Una piccola aggiunta di acqua agiva inoltre in attenuazione dell’intensità e della percepibilità sensoriale dei difetti di trasformazione enologica dei vini, inevitabili date le tecniche di produzione allora in voga.
L’uomo è ciò che mangia ( … e beve).
Leonardo aveva compreso appieno il ruolo fondamentale dell’alimentazione nell’esistenza umana.
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Se mangio buon cibo e bevo buon vino con misura e modo, sto bene. Se mangio cibo cattivo e bevo vino cattivo senza misura e modo, sto male. Noi siamo non solo quello che mangiamo, ma più ancora quel che digeriamo o non digeriamo.
“Tale è la cosa nutrita, qual è il suo nutrimento”
Lo scienziato sosteneva quindi che le persone dovessero assumersi la responsabilità di determinare lo stato della propria salute, a cominciare dalla tavola.
La barrique è stata inventata da Leonardo?
Nel Codice Atlantico è presente uno schizzo di Leonardo che rappresenta una piccola botte, forse la prima barrique della storia.
Leonardo Da Vinci studia la vite.
Leonardo ha senz’altro potato e visto potare con attenzione la vite, sì da descrivere con scientifica precisione l’effetto del taglio sulla circolazione linfatica della pianta. A tal proposito, così scrive:
“L’acqua è quella che per vitale omore di questa arida terra è dedicata… E come dalla inferiore parte della vite l’acqua è sospinta a’ suo’ tagliati rami e che po’ ricada sulle sua radice, quelle penetra e di novo resurge, così da l’infima profondità del mare, l’acqua si leva alle sommità de’ monti e per le rotte vene al basso cade e ritorna al mare e di novo resurgie….”
Penetrazione, assorbimento, effusione, resurrezione. Il polmone della natura per essere pulsante ha bisogno d’una pianta e d’omore. E fra tutti i verdeggianti media naturali, lo scienziato toscano elegge la vite ad archetipo di riferimento funzionale di tal universale circolazione linfatica.
Vino per pagare le opere di Leonardo da Vinci.
E’curioso pensare che un genio come Leonardo abbia ricevuto del vino come pagamento per una sua opera. Ciò accadde nel settembre del 1481, quando fu remunerato con: “Uno barile di vino vermiglio” per il suo dipinto “L’adorazione dei Magi”, originariamente destinato all’altare del Convento di San Donato.
La vigna di Leonardo da Vinci.
Nel 2015 Luca Maroni, autore del libro ‘Leonardo e il vino’ (libro a cui si ispira quest’articolo), reimpiantò l’antica vigna appartenuta a Leonardo, situata nel pieno centro della città di Milano. Un’operazione complessa che riuscì anche grazie al ritrovamento di alcune piante originali nel corso di scavi effettuati nel 2008 in collaborazione con la Facoltà di Viticoltura dell’Università degli Studi Milano. La storia del ritrovamento e del successivo reimpianto è narrata in due opere dello stesso Maroni: ‘Milano è la vigna di Leonardo’ e ‘Leonardo da Vinci la vigna ritrovata’.
“IL VINO E’ BONO, MA L’ACQUA AVANZA …”
(Leonardo da Vinci)
Luca Maroni, cenni biografici.
Luca Maroni, autore del libro a cui si ispira quest’articolo, nasce a Roma nel 1961.
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Tra il 1987 e il 1989, dopo aver condotto studi classici ed essersi laureato in Economia e Commercio, collabora con Luigi Veronelli alla rivista di degustazione professionale ‘Ex Vinis’. Nel 1993 realizza la prima edizione dell’ ‘Annuario dei migliori vini italiani’. Nel 1995 compila la voce ‘Degustazione del Vino” dell’Enciclopedia Italiana Treccani. Nel 2000 fonda il ‘portale enologico’ www.lucamaroni.com . Occorre sottolineare che, a partire dal 1988, scrive più di 80 opere dedicate all’argomento: non stupisce quindi che nel 2012 venga insignito del titolo di Dottore di ricerca Honoris Causa in Scienze Enogastronomiche dall’Universita` degli Studi di Messina.
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Le immagini presenti in questa pagina sono proprietà di WebFoodCulture e del Dott. Luca Maroni (pubblicate per gentile concessione).