Pubblicato:

Autore:

Crown (Extra Small)

Vino Marsala
STORIA, LUOGHI, INFORMAZIONI, CURIOSITA’

Italian Flag - Intro

Studiando un vino capita spesso di imbattersi in storie interessanti: il Marsala non fa eccezione. Nonostante le sue uve siano da sempre coltivate in Sicilia, fu un inglese a comprenderne appieno le potenzialità, così come inglesi furono i suoi primi estimatori. Fu comunque una famiglia italiana a renderlo celebre in tutto il mondo: i Florio. Approfondiamo la conoscenza di questo celebre vino ‘fortificato’. Visitiamo i suoi luoghi. Incontriamo la sua gente.

La storia del vino Marsala.

La storia del vino Marsala.

Leggenda vuole che nel 1773 la nave su cui viaggiava il commerciante inglese John Woodhouse, incalzata da una tempesta, fu costretta a uno scalo imprevisto nel porto di Marsala. L’accidente si dimostrò provvidenziale in quanto gli diede modo di assaggiare il cosiddetto ‘Perpetuum’. Si trattava di un vino locale, riservato alle grandi occasioni e prodotto in piccole quantità grazie a un metodo assai simile al ‘soleras’, già utilizzato in Spagna. Fatto sta che gli piacque tanto, da pensare di importarlo nel proprio paese (*1). Lo fece quindi addizionare di acquavite, così da incrementarne il grado alcolico ed evitare che si deteriorasse durante il lungo viaggio.

Woodhouse
In Inghilterra, come previsto, il ‘Marsala wine’ ebbe un grande successo, del resto la gente era già abituata a prodotti dal gusto ‘forte’ quali il Porto e il Madeira. La grande richiesta spinse quindi Woodhouse ad avviarne la produzione su larga scala.

 

Ingham
Qualche anno dopo, intorno al 1810, un altro imprenditore inglese, Benjamin Ingham, iniziò a produrre questo vino in Sicilia: è a lui che si deve l’inizio della sua commercializzazione al di fuori dei confini europei.

 

Florio
I Florio rappresentano in questa storia il ‘terzo incomodo’ (*2). Nel 1832, Vincenzo Florio acquistò i terreni che si trovavano tra gli stabilimenti della Woodhouse e della Ingham e fondò su di essi le Cantine Florio. Deciso a superare i concorrenti nel commercio del Marsala, fu notevolmente agevolato dal fatto di possedere una propria flotta, in grado di distribuire il vino oltreoceano. La sua impresa ebbe in breve un notevole successo, tanto da permettergli qualche anno più tardi di assorbire la stessa Woodhouse e diventare così il primo produttore.

Nel tempo il Marsala conobbe alterne fortune, più che altro legate alla moda del periodo. Molti tra i numerosi tentativi di imitazione furono arginati a partire dal 1931, grazie a un decreto ministeriale (*3) che certificava il prodotto.


Note:
*1: In base a queste informazioni, dire che Woodhouse ‘inventò’ il Marsala non sarebbe esatto. Il commerciante inglese si limitò a modificare un prodotto già esistente, il ‘Perpetuum’, incrementandone il grado alcolico grazie all’aggiunta di acquavite.
*2: In realtà furono una quarantina le aziende che produssero questo vino nel periodo del suo massimo successo, ovvero tra la fine dell’Ottocento ed i primi anni del Novecento. Tra le più importanti occorre citare la Rallo (fondata nel 1860), la Curatolo Arini (fondata nel 1875) e la Pellegrino (fondata nel 1880).
*3: Va sottolineato che il Marsala fu il primo vino italiano ad essere protetto da un decreto legislativo simile alla denominazione di origine.

The most traditional producers.

Vino Marsala
IL PRODUTTORE PIU’ TRADIZIONALE

Quest’articolo è frutto della collaborazione tra WebFoodCulture e l’azienda Cantine Florio / Duca di Salaparuta, il produttore più tradizionale della celebre specialità.

Cantine Florio Logo.
Vino Marsala: Vini ‘fortificati’ per affrontare il trasporto.

Vini ‘fortificati’ per affrontare il trasporto.

Il Marsala fa parte della categoria dei vini cosiddetti ‘liquorosi’ o ‘fortificati’. A questo gruppo appartengono prodotti di grande fama, tra i quali il Porto, il Madeira e lo Sherry. Sono tutti accomunati da un sistema di produzione che prevede l’incremento della gradazione alcolica di un vino base, grazie all’aggiunta di Alcol etilico puro e/o Acquavite e/o Mistella (*1).
Lo scopo originale di questo procedimento era quello di ‘fortificare’ il vino, evitando in questo modo che si deteriorasse durante il trasporto. Le botti potevano infatti rimanere chiuse per settimane intere nella stiva di una nave ed il loro contenuto, soggetto a un ambiente ostile, scosse violente e improvvisi sbalzi termici, correva il serio rischio di subire alterazioni tali da renderlo imbevibile. L’aggiunta di alcol aveva dunque la funzione di stabilizzarlo, evitando fermentazioni indesiderate (*2), e proteggerlo, grazie alle sue proprietà antisettiche.

*1: La mistella è prodotta aggiungendo alcol a mosto non fermentato o parzialmente fermentato.
*2: L’alcol inibisce l’azione dei lieviti, responsabili della fermentazione.

Marsala: la patria del vino Marsala.

Il nome del vino Marsala deriva da quello della cittadina intorno alla quale sorsero i primi stabilimenti per la sua produzione. Questa cittadina si trova in provincia di Trapani, nella parte più occidentale della Sicilia.

Vino Marsala: dove si trova la città di Marsala?
Il vino Marsala e Garibaldi.

Il vino Marsala e Garibaldi.

Era l’undici maggio del 1860 quando mille soldati, le famose ‘camicie rosse’, guidate dal Generale Giuseppe Garibaldi, arrivarono nel porto di Marsala. La spedizione che avrebbe portato alla conquista del Regno delle Due Sicilie e quindi all’unità d’Italia era appena iniziata.
Lo sbarco, seppur indirettamente, fu protetto dalla presenza in rada di due navi della Royal Navy, la Argus e la Intrepid. Tale presenza era stata richiesta dal viceconsole inglese Richard Cossins per difendere l’incolumità e gli interessi dei propri concittadini. Guarda caso, il viceconsole rivestiva anche l’incarico di direttore dello stabilimento Ingham.

Si adoperò quindi affinchè la Marina Reale Borbonica non sparasse sulle truppe di invasione, temendo che i colpi di cannone potessero danneggiare le sue strutture di produzione (*1).

 

Mentre la gente del luogo, terrorizzata dai rivoluzionari, si barricò in casa, una delegazione di cittadini britannici, guidata proprio da Cossins, accolse Garibaldi e i suoi soldati. Si dice che al generale fu addirittura offerto un bicchiere di Marsala (*2) e che egli lo apprezzò molto (*3).
Proprio per celebrare questa occasione, al Marsala Superiore Dolce fu dato il nome di ‘Garibaldi Dolce’.

 

Note:
*1: Pare che in questa occasione Francesco II, Re delle Due Sicilie, riferendosi a Cossins disse che, più ancora della patria, avesse a cuore il suo stipendio.
*2: Il sospetto che questo fosse stato prodotto dalla Ingham, non appare del tutto infondato.
*3: Alcuni sostengono che Garibaldi fosse quasi del tutto astemio. Risulta invece assai più probabile che si astenesse dal bere per rimanere lucido nel corso di azioni di combattimento.

Marsala: il vino della vittoria per l'ammiraglio Nelson.

Marsala: il vino della vittoria per l'ammiraglio Nelson.

Il famoso Ammiraglio Horatio Nelson fu un grandissimo estimatore del Marsala. Si dice che lo considerasse ‘un vino degno della tavola di qualsiasi gentiluomo’ (‘this is a wine worthy of any gentleman’s table’) e che per suo volere, ogni anno, ne venissero acquistati moltissimi barili, così da rifornire l’intera Royal Navy, la marina militare inglese. Per Nelson il Marsala era il ‘victory wine’: il vino utilizzato per celebrare i più grandi successi.

I Florio: produttori di Marsala e indiscussi protagonisti della ‘belle epoque’.

I Florio: produttori di Marsala e indiscussi protagonisti della ‘belle epoque’.

La storia dei Florio si dipana nel corso di quasi un secolo, dagli inizi dell’ottocento fino a circa la metà del novecento. Carica com’è di gloria e momenti struggenti, ha un fascino tale da poter essere una sceneggiatura perfetta per una pellicola cinematografica. Notevoli capacità imprenditoriali portarono questa famiglia a costruire un vero e proprio impero economico che finì con l’abbracciare molteplici settori. Accumulò una tale ricchezza ed influenza, da divenire indiscussa protagonista della cosiddetta ‘Belle Epoque’.

La Belle Epoque
Si trattò di un periodo durato circa quarant’anni, dal 1871 al 1914, caratterizzato da una lunga pace tra gli stati europei. Ciò favorì un notevole benessere economico per alcune fasce della popolazione e un forte sviluppo culturale. Incredibili scoperte in campo scientifico e tecnologico, trasmisero un’incrollabile fiducia in un radioso futuro per l’umanità. Uno stato d’animo euforico travolse la gente, un’irrefrenabile voglia di divertirsi che trovò in Parigi il suo fulcro. Artisti di ogni genere si raccolsero in questa città per dar vita a capolavori immortali.

 

Classe, cultura e ricchezza
Un tale contesto permise a una ristretta cerchia di persone ricche e potenti di trascorrere una vita da favola, fatta di lusso e mondanità. I Florio facevano parte di questa cerchia: seppur radicati in Sicilia, un luogo periferico rispetto a questo mondo, primeggiarono in stile e ricchezza. Ragion per cui si circondarono dei maggiori intellettuali del tempo, dimostrando una classe tale da potersi accompagnare alla migliore aristocrazia e ai più potenti monarchi, tra i quali lo Zar di Russia, il Kaiser di Prussia e il Re d’Italia.


Condussero un’esistenza brillante, ricca soprattutto di grandi speranze nel futuro. Un bel sogno che si infranse con lo scoppio del primo conflitto mondiale: un evento tragico di tale portata da porre fine alla ‘Belle Epoque’ e segnare l’inizio del declino di questa grande famiglia.

Donna Franca Florio e il Kaiser di Prussia Willhelm II.

Famiglia Florio: curiosità.

Alcune interessanti curiosità sulla famiglia Florio:

  • La moderna filanda: Nel 1840 Vincenzo fondò una filanda per la lavorazione del cotone ed impiegò in essa ben 700 lavoratrici. L’azienda si distinse per l’attenzione riservata alle dipendenti: era dotata infatti di un asilo nido, di una cassa mutua e di un servizio mensa. Tutti servizi innovativi per l’epoca;
  • Donna Franca e il Kaiser: Il Kaiser di Prussia Guglielmo II era un buon amico e grande ammiratore di Donna Franca Florio. Si dice che per dimostrarle il proprio affetto, le regalò una tromba identica a quelle usate sulle proprie auto. In questo modo i Viennesi, sentendone il suono, si voltavano con deferenza al passaggio in macchina della nobildonna, scambiandola per il Kaiser stesso;

  • Aegusa ed Ignazio Jr.: ‘Auegusa’, l’antico nome dell’Isola di Favignana, fu particolarmente caro a Ignazio Jr. Non a caso lo impiegò sia per il suo yacht preferito (ne possedeva svariati), che per la qualità migliore di Marsala prodotto dalla sua azienda;

Compagnia Navale Florio - Rubattino.
I Florio: storia dei 'Leoni di Sicilia'.

I Florio: storia dei 'Leoni di Sicilia'.

La famiglia dei Florio, originaria di Bagnara Calabra, in seguito alle devastazioni causate dal terremoto del 1783, si trasferì in Sicilia, nella città di Palermo. Qui i fratelli Paolo ed Ignazio avviarono una drogheria. Ben presto Paolo morì, lasciando il figlio Vincenzo alle cure dello zio. Ignazio, comprese le potenzialità legate alla produzione e al commercio del tonno, investì i propri capitali nell’acquisto delle tonnare di San Nicola e della Vergine Maria. Una scelta fortunata, grazie alla quale riuscì a mettere da parte un discreto capitale. Questo denaro fu ereditato dal nipote Vincenzo il giorno della sua morte, nel 1828.

 

Vincenzo Florio e il Marsala.
Vincenzo mise a frutto le ricchezze di famiglia, iniziando con l’acquisire i diritti di sfruttamento di un’altra tonnara, quella di Favignana. Diversificò quindi i propri investimenti scommettendo sui lucrosi settori del tabacco, del cotone, e soprattutto dei trasporti marittimi.
Tra le sue iniziative commerciali di maggiore successo, va citata la costruzione di uno stabilimento per la produzione del vino Marsala. Superando in pochi anni le aziende concorrenti degli inglesi Woodhouse e Ingham, i Florio imposero il proprio vino in tutto il mondo.

Igrazio senior e le Egadi.
Nel 1868 Vincenzo morì, lasciando un’enorme fortuna (circa 300 milioni di lire) al suo primogenito, Ignazio (conosciuto come ‘Senior’, per distinguerlo dal figlio). Il suo matrimonio con la baronessa Giovanna D’Ondes, fece entrare ufficialmente la famiglia nella ristretta cerchia dell’aristocrazia palermitana. Va comunque sottolineato che i Florio furono sempre fieri della propria appartenenza all’industriosa borghesia imprenditoriale.
Nel 1874 Ignazio comprò le Isole Egadi per 2.700.000 lire: con esse acquisì anche i diritti di sfruttamento del mare circostante. Fece costruire il proprio palazzo su quella di Favignana, affidandone il progetto al famoso architetto Damiani Almeyda. Sempre del medesimo architetto, lo Stabilimento Florio e la Chiesa di Sant’Antonio.

 

Ignazio junior si occupa degli affari.
Quando morì nel 1891, Ignazio Senior lasciò il suo ingente patrimonio ai tre figli. Tra questi, Giulia si disinteressò alle attività di famiglia e Vincenzo si dedicò a tempo pieno alla sua passione sportiva, organizzando la famosa ‘Targa Florio’. Toccò dunque a Ignazio Junior occuparsi degli affari: a lui si deve la costruzione dei cantieri navali di Palermo (ancora oggi attivi), e l’acquisizione delle miniere di zolfo di Caltanissetta. Nel 1897 innaugurò il Teatro Massimo di Palermo, la cui costruzione era stata iniziata dal padre. Nel 1900 fondò il giornale ‘L’Ora’: una testata di grande importanza per il sud Italia, che potè contare su corrispondenti in tutta Europa e sul contributo di famosi letterati come Matilde Serao, Luigi Pirandello, Salvatore Di Giacomo e Giovanni Verga.

 

Donna Franca e la vita mondana in Sicilia.
Per merito di ‘Donna Franca’, moglie di Ignazio, i Florio entrarono a far parte del jet set internazionale. Franca Jacona della Motta dei baroni di San Giuliano, rappresentante della più antica nobiltà siciliana, era una donna bellissima e di grande intelligenza. Ammirata come una regina, fu soprannominata ‘stella d’Italia’ dal Kaiser di Prussia Guglielmo II. Grazie alla sua classe, alla sua cultura, al suo estro (… e alle grandi ricchezze di Ignazio), la Sicilia dei primi anni del ‘900 divenne luogo di ritrovo di una ristretta élite. Tra gli ospiti di famiglia, tutte le personalità più in vista del tempo, come lo Zar di Russia, il Kaiser di Prussia e il Re d’Italia, ma anche intellettuali come Gabriele D’Annunzio e artisti come il tenore Caruso. Nel corso della ‘Belle Epoque’ la città di Palermo divenne il cuore pulsante di una società altolocata, che faceva della cultura, del lusso e della mondanità i propri vessilli.

 

La fine di una dinastia.
Nel mezzo di tanto splendore, la vita familiare di Franca e Ignazio fu costellata da gravi lutti: tra questi la perdita di ben tre figli, che privò la dinastia di un erede maschio. Negli anni successivi al primo conflitto mondiale, anche gli affari iniziarono ad andar male. Fu un declino lento ed inesorabile dovuto a investimenti sfortunati e al più generale spostamento del baricentro economico in Italia settentrionale; tasse e scioperi completarono l’opera. Tutto ciò causò enormi debiti, puntualmente ripianati dalla vendita dei beni di famiglia, compresi i leggendari gioielli di Donna Franca. La morte di Ignazio nel 1957, seguita due anni dopo da quella del fratello Vincenzo, segnò di fatto il termine della storia dei Florio.

Cantine Florio: logo.

Consorzio del Parmigiano Reggiano: contacts.

 

CANTINE FLORIO

Indirizzo: Via V. Florio, 1, 91025 Marsala (Trapani)
Sito ufficiale: www.duca.it/florio
Mail: visitaflorio@duca.it
Tel.: +39 0923 781305

 
CANTINE DUCA DI SALAPARUTA

Indirizzo: Via Nazionale s.s.113, Casteldaccia (PA)
Sito ufficiale: www.duca.it
Mail: visitaduca@duca.it
Tel.: +39 091 945252

Come si produce il vino Marsala?

In quest’articolo viene spiegato in dettaglio il metodo di produzione del vino Marsala. E’ possibile accedere ai contenuti cliccando su questo (LINK)

Le immagini presenti in questa pagina sono proprietà di WebFoodCulture e dell’azienda Cantine Florio / Duca di Salaparuta, eccetto le seguenti:

 

Immagini di Pubblico Dominio