Brunello di Montalcino: Storia, Informazioni, Curiosità


Brunello di Montalcino: storia, informazioni, curiosità

BRUNELLO DI MONTALCINO: LA SUA STORIA, LA SUA TERRA, LA SUA UVA, COME SI FA, GLI ABBINAMENTI, I PRODUTTORI PIÙ TRADIZIONALI E MOLTO ALTRO!

Il Brunello di Montalcino, uno dei portabandiera della tradizione enologica italiana, nasce in Toscana, nel territorio del Comune di Montalcino, poco distante dalla città di Siena. Un luogo ricco di fascino, caratterizzato da una storia millenaria, capace di rapire i visitatori grazie a vedute mozzafiato e ad un vino rosso di grande struttura ed eleganza, che non ha paura dello scorrere del tempo. Scopriamo dunque tutto quanto c’è da sapere su questa specialità, facendoci aiutare dai produttori storici, riuniti nel Consorzio del Vino Brunello di Montalcino.


Brunello di Montalcino, il ‘Re’ del Sangiovese (crt-01; crt-02)

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Cos’è il Brunello di Montalcino?

Brunello di Montalcino: bottiglia e grappolo (crt-01; crt-02)

Il Brunello di Montalcino è senza ombra di dubbio uno dei vini più rappresentativi dell’enologia italiana nel mondo. Si tratta di un rosso, prodotto esclusivamente nel territorio del paese toscano di Montalcino con una particolare varietà del vitigno Sangiovese, il ‘Sangiovese Grosso’. E’ dotato di grande eleganza, struttura ed equilibrio: caratteristiche che vengono ulteriormente esaltate da un invecchiamento che può protrarsi per decenni. Nel corso del tempo questa specialità, grazie al suo indiscutibile pregio ed incredibile fascino, è diventata un simbolo di eccellenza, considerata da molti estimatori una vera e propria opera d’arte.

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La Storia del Brunello di Montalcino.

Brunello di Montalcino: musici etruschi (img-02)

La storia del ‘Brunello di Montalcino’, specialità enologica tanto conosciuta ed apprezzata, è strettamente legata alle campagne che circondano il paese di Montalcino. Si tratta di una zona celebre fin dal lontano passato per la qualità del suo vino, gli storici sostengono che sia possibile risalire quantomeno all’epoca etrusca.
Nel Medioevo questa fama crebbe ulteriormente, anche grazie al gran numero di viandanti che percorrevano la poco distante via Francigena per recarsi a Roma.
Brunello di Montalcino: Fortezza di Montalcino (cc-01) Non mancano citazioni storiche di grande interesse come, ad esempio, quella risalente al 1553, secondo la quale al condottiero francese Blaise de Montluc (*1) e ai suoi armigeri, impegnati nella difesa della rocca del borgo (*2), “si arrubinava il volto con il rosso vino”. Più o meno nello stesso periodo, lo studioso bolognese Leandro Alberti (*3) definiva questo territorio “molto nominato per li buoni vini che si cavano da quelli ameni colli”. L’elenco dei riferimenti potrebbe protrarsi a lungo.
E’ comunque importante sottolineare che, nonostante si possa pensare il contrario, almeno fino agli inizi dell’800, tra tutte le varietà prodotte a Montalcino, non fu un vino rosso ad essere il più apprezzato, ma un bianco dolce, il cosiddetto ‘Moscadello’ (*4).

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Brunello di Montalcino: Sangiovesse Grosso (crt-02) Per assistere alla nascita del ‘Brunello’, fu necessario attendere la seconda metà dello stesso secolo, quando cominciarono i primi esperimenti volti a vinificare in purezza il Sangiovese (*5). In tale contesto, si distinsero gli sforzi di Clemente Santi, un farmacista del luogo, grande appassionato di viticoltura, che scommise sulle caratteristiche di una particolare varietà, il Sangiovese Grosso, sia in termini di corposità che di prospettiva di invecchiamento. Nel 1869, il ‘vino rosso scelto (brunello)’(*6) del quale andava tanto orgoglioso, ottenne il suo primo riconoscimento ufficiale, vale a dire una medaglia presso la Esposizione Agraria di Montepulciano. A questo premio ne sarebbero seguiti molti altri, persino in Francia.
Brunello di Montalcino: antiche bottiglie di Brunello (crt-02) Il periodo a cavallo tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima del Novecento fu tutt’altro che facile a causa del diffondersi della Filossera e della Peronospera nel continente europeo e la conseguente decimazione delle vigne. Fu Ferruccio Biondi Santi, nipote di Clemente, a credere ancora una volta nella resilienza e nel vigore del Sangiovese, perseverando, nonostante tutto, in quella che era ormai diventata la tradizione di famiglia. Sempre grazie a lui, per la prima volta venne stampato il nome completo ‘Brunello di Montalcino’ (con la ‘B’ maiuscola), sull’etichetta di una bottiglia (*7).
Brunello di Montalcino: la commercializzazione del Brunello (crt-01) Lo scoppio dei due conflitti mondiali fu, per forza di cose, di notevole impedimento alla produzione enologica nel continente, anche se va ricordato che nel 1931, a cavallo quindi delle due guerre, la ‘Fattoria dei Barbi’ iniziò a commercializzare il suo Brunello per corrispondenza.
A partire dagli anni ‘50, soprattutto grazie alla tenacia delle aziende produttrici, la notorietà del vino tornò progressivamente a crescere, sia in Italia che all’estero. La Consacrazione ufficiale avvenne nel 1980, con l’assegnazione della Denominazione DOCG (*8). Nel 1999, la celebre rivista americana Wine Spectator, inserì il Brunello di Montalcino tra i 12 vini più pregiati del ventesimo secolo. Nel 2006, la stessa rivista lo incoronò il migliore al mondo (*9).

Note:
*1: Blaise de Montluc, nobile condottiero francese anche conosciuto come Biagio di Monluc (maggiori informazioni);
*2: Fortezza considerata al tempo (e a ragione), pressocchè inespugnabile;
*3: Leandro Alberti, storico, teologo e filosofo originario della città di Bologna (maggiori informazioni);
*4: Si tratta di un vino moscato, ancora oggi presente in commercio, prodotto in provincia di Siena e particolarmente nel Comune di Moltalcino;
*5: In ‘purezza’, vale a dire 100% Sangiovese;
*6: Fu la prima volta che il nome ‘brunello’ fece la sua comparsa in un documento ufficiale;
*7: Si trattava delle bottiglie appartenenti alla prima annata della Biondi Santi, quella del 1888;
*8: Il Brunello di Montalcino è una delle prime due DOCG italiane;
*9: Brunello di Montalcino ‘Tenuta Nuova’ del 2001.


Brunello di Montalcino: paesaggio campagne di Montalcino (crt-01)

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Le vigne, l’uva e un grande vino.

Brunello di Montalcino: le vigne e l’uva del Brunello (crt-01

Il ‘Brunello’ nasce dai vigneti di Sangiovese che crescono sui pendii della collina di Montalcino. La loro esposizione (*1) influisce non poco sulle caratteristiche delle uve e, conseguentemente, su quelle del vino. Non meno importante, da questo punto di vista, la natura del terreno che, a seconda della zona, può cambiare sia in termini di composizione che di struttura. Decisivo, infine, l’apporto umano, che si esprime grazie a precise tecniche enologiche.
Tutto ciò per far capire quanto il prodotto di un particolare appezzamento possa variare rispetto a quello di un altro. Ne consegue che il Brunello di Montalcino di ogni singola azienda sarà in grado di esprimere elementi fortemente distintivi, una sorta di ‘marchio di fabbrica’.

Nota:
*1: L’esposizione è di fondamentale importanza per quanto riguarda, ad esempio, fattori come l’insolazione e la ventilazione;


Brunello di Montalcino: i vigneti del Brunello (crt-01)

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Come si produce il Brunello di Montalcino?

Il processo di vinificazione (e successivo affinamento) del Brunello di Montalcino non si discosta più di tanto da quello di un qualsialsi altro vino rosso (‘vinificazione in rosso’), se non per alcuni dettagli. Si riporta di seguito una breve esposizione dei vari passaggi (cliccare qui per la versione stampabile):


Cliccare qui per visualizzarla.


Brunello di Montalcino: la vendemmia (crt-02)

1) Il Brunello di Montalcino è prodotto esclusivamente con uve di Sangiovese. La vendemmia è effettuata rigorosamente a mano e avviene generalmente la fine del mese di Settembre;

2) I grappoli d’uva sono diraspati (gli acini vengono separati dal graspo) usando una diraspatrice. Si procede quindi alla cernita dei chicchi migliori. Questi ultimi sono pigiati delicatamente (in una pigiatrice) in modo da ottenere il mosto;


Brunello di Montalcino: la fermentazione (cc-02)

3) Il mosto è riversato in grandi contenitori d’acciaio inox all’interno dei quali viene lasciato per alcuni giorni a una temperatura controllata di circa 7°C affinchè avvenga la criomacerazione (*1);

4) Terminata la criomacerazione, grazie all’utilizzo di appositi lieviti, inizia la fermentazione, che porta a una progressiva trasformazione dello zucchero in alcool. Durante questa fase possono essere eseguiti più ‘rimontaggi’ (*2) e ‘follature’ (*3);

5) Durante la fermentazione avviene anche la macerazione, grazie alla quale, tra l’altro, le bucce e i vinaccioli cedono i tannini che tanto caratterizzano il Brunello;

6) Segue la fase della svinatura o pressatura: usando una pressa ‘soft’, la parte solida del mosto viene separata delicatamente da quella liquida (il vino);


Brunello di Montalcino: l’affinamento in botte (crt-01)

7) Si procede quindi all’innesco di una nuova fermentazione (sempre in contenitori d’acciaio), la cosiddetta ‘malolattica’: utilizzando una particolare tipologia di batteri l’acido malico presente nel vino viene trasformato in acido lattico;

8) Inizia quindi il periodo dell’ ‘affinamento’: il vino è posto in botti di rovere dove rimarrà per un periodo di almeno due anni. Il successivo affinamento in bottiglia dovrà invece durare almeno quattro mesi (o sei nel caso del ‘Riserva’);

Occorre ricordare che il Brunello di Montalcino non può essere commercializzato prima che siano passati almeno cinque anni dalla vendemmia. Nel caso del vino ‘Riserva’ sono necessari almeno sei.

Note:
*1: La ‘criomacerazione’, anche conosciuta come ‘macerazione a freddo’, fa si che un maggior quantitativo di sostanze venga estratto dalla parte solida dell’uva, così da incrementare le caratteristiche organolettiche del vino;
*2: Il ‘rimontaggio’ è una tecnica di cantina che consiste nell’estrarre una parte di mosto dalla parte inferiore del silos di acciaio inox in cui sta fermentando, pompandola alla sommità, dove galleggiano le vinacce (la parte solida). Questa tecnica serve per accelerare l’estrazione di tannino, colore ed aromi dalle bucce dell’uva;
*3: La ‘follatura’ consiste nel rompere meccanicamente lo strato di vinacce (‘cappello’) che si forma nella parte superiore del mosto in fase di fermentazione, reimmergendole nel mosto stesso. Questa tecnica porta a una maggiore areazione e a una accelerazione della fermentazione alcolica;



Brunello di Montalcino: come si produce il Brunello? (crt-02)

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Le caratteristiche organolettiche.

Si riporta di seguito un breve elenco delle principali caratteristiche organolettiche del Brunello di Montalcino (si tratta, ovviamente, di indicazioni generiche):
Colore: rosso rubino, tendente al granato con l’invecchiamento;
Al naso: intenso ed elegante. Presenta sentori di frutti di bosco, frutta rossa matura, vaniglia, tabacco, cacao, cuoio e spezie;
In bocca: asciutto e caldo. Strutturato, robusto, armonico e persistente. Presenta note di frutti di bosco, frutta rossa matura, caffè e vaniglia. La freschezza e tannicità tendono ad ammorbidirsi con l’invecchiamento;


Brunello di Montalcino: le caratteristiche organolettiche del Brunello (crt-01)


WebFoodCulture: le specialità più tipiche, i ristoranti e i produttori più tradizionali.

Le specialità più tipiche, i ristoranti e i produttori più tradizionali.

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Come servire il Brunello di Montalcino.

Brunello di Montalcino: il calice e la temperatura di servizio.

Se in generale la modalità di servizio di un vino è importante, nel caso di un prodotto di grande pregio e complessità come il Brunello di Montalcino risulta fondamentale, in quanto deve permettere al suo bouquet armonioso di esprimersi al meglio. Occorrerà dunque aprire la bottiglia almeno un’ora prima della degustazione: molti esperti sconsigliano l’uso del decanter, perchè potrebbe causare un’ossigenazione troppo repentina. La temperatura dovrà essere di 18°/20°. Il calice ampio, panciuto, tale da consentire al Brunello di respirare e diffondere i suoi aromi.


Brunello di Montalcino: la prima DOCG italiana. Brunello di Montalcino: la prima DOCG italiana.

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Brunello di Montalcino, la prima DOCG italiana.

Un prodotto di grande pregio e tradizione come il Brunello di Montalcino, fin dalla sua nascita necessitò di una forma di tutela, volta a preservare le sue peculiari caratteristiche, difendendole dai numerosi tentativi di imitazione. Per questo motivo, nel 1966 gli venne assegnata la Denominazione di Origine Controllata (DOC), alla quale seguì, nel 1980, l’attribuzione della prima Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG) italiana (insieme al Vino Nobile di Montepulciano).


Brunello di Montalcino: il Disciplinare ed il Consorzio (crt-01) Brunello di Montalcino: il Disciplinare ed il Consorzio (crt-01)

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Il Disciplinare ed il Consorzio.

L’assegnazione della Denominazione di Origine Controllata (DOC) al Brunello di Montalcino, avvenuta nel 1967, portò alla stesura di un Disciplinare, contenente le norme che regolano la produzione del vino ed i suoi requisiti, e alla fondazione del Consorzio, ovvero l’associazione dei produttori che, tra i suoi compiti principali (*1), ha quello di vigilare sul rispetto del Disciplinare stesso. Il documento è consultabile a questo indirizzo.

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Le migliori annate del Brunello di Montalcino.

Brunello di Montalcino: le migliori annate (crt-02)

Esistono annate in cui, grazie a condizioni climatiche particolarmente favorevoli, il Brunello di Montancino prodotto ha raggiunto vette di particolare eccellenza.
Dal 1945, ogni mese di Gennaio, una apposita Commissione di Degustazione provvede ad assegnare un voto al vino prodotto durante l’ultima vendemmia. Tale voto è espresso in stelle, da una (insufficiente) a cinque (eccezionale).
Le annate che, fino ad ora, hanno ottenuto l’agognata ‘quinta stella’ sono, nell’ordine: il 1945, 1955, 1964, 1970, 1975, 1985, 1988, 1990, 1995, 1997, 2004, 2006, 2007, 2010, 2012, 2015, 2016, 2019 e 2020.


Brunello di Montalcino: cento anni e non sentirli (crt-02) Brunello di Montalcino: cento anni e non sentirli (crt-02)

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Brunello, cento anni e non sentirli.

Due tra gli elementi che maggiormente caratterizzano il Brunello di Montalcino, vale a dire l’acidità e la tannicità, contribuiscono a donargli una vita lunghissima. Anni ed anni di invecchiamento, lungi dal rovinarne il gusto, lo ammorbidiscono e lo esaltano. Basti pensare che, nel 1994, Franco Biondi Santi organizzò, alla presenza di numerosi ‘addetti ai lavori’ (sommelier, enologi e giornalisti), una verticale che comprendeva la celebre prima annata, quella del 1888: ebbene, dopo più di un secolo in cantina, questo Brunello risultò essere più che godibile.


Brunello di Montalcino: il prezzo del Brunello (crt-02, img-03) Brunello di Montalcino: il prezzo del Brunello (crt-02, img-03)

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Il prezzo del Brunello di Montalcino.

Sebbene sia possibile acquistare bottiglie di Brunello di Montalcino a cifre tutto sommato abbordabili, ne esistono alcune che possono raggiungere prezzi estremamente elevati. Per poter spiegare una tale differenza, occorre ricordare che le più pregiate sono il frutto di una selezione maniacale delle uve, di grandissima cura e di decenni di invecchiamento: elementi fondamentali per permettere al vino di esprimersi al meglio. Ciò premesso, non deve stupire che alcune bottiglie, prodotte da determinate aziende in particolari annate, possano tranquillamente superare il costo di 50.000 dollari.


Brunello di Montalcino: Ferruccio Biondi Santi, Garibaldi ed il Brunello (img-04) Brunello di Montalcino: Ferruccio Biondi Santi, Garibaldi ed il Brunello (img-04)

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Ferruccio Biondi Santi, Garibaldi ed il Brunello.

Forse non tutti sanno che Ferruccio Biondi Santi, senza dubbio uno dei personaggi più importanti nella storia del Brunello di Montalcino, combattè (e vinse) ai comandi di Giuseppe Garibaldi nella battaglia di Bezecca (1866). Una curiosità che, indubbiamente, arricchisce di ulteriore fascino colui che, nel 1932, venne di fatto dichiarato dal Ministero dell’Agricoltura italiano l’inventore del celebre vino (“ … una recente creazione del Dott. Ferruccio Biondi Santi di Montalcino.”).


Brunello di Montalcino: il nome di Montalcino (crt-01) Brunello di Montalcino: il nome di Montalcino (crt-01)

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Il nome di Montalcino.

Il nome del paese di Montalcino deriverebbe dalla composizione di due parole latine: alcuni studiosi ipotizzano che queste siano ‘mons’ (monte) e Lucinus (da ‘Lucina’, ovvero la dea romana Giunone). Altri sostengono invece che possano essere ‘mons’ (monte) e ‘ilcinus’ (leccio). Questa seconda teoria sembrerebbe la più probabile, considerato che ancora oggi, lo stemma del Comune di Montalcino raffigura proprio un leccio. Una curiosità: gli abitanti del paese si chiamano ‘Ilcinesi’.

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I Colombini, la Fattoria dei Barbi ed il Brunello.

Tra le famiglie che hanno maggiormente contribuito a rendere il Brunello di Montalcino il prodotto d’eccellenza che al giorno d’oggi tutti conosciamo, oltre ai Biondi Santi, occorre ricordare quella dei Colombini, proprietari dell’azienda ‘Fattoria dei Barbi’. Un suo membro, Giovanni Colombini (classe 1906), diede impulso alla commercializzazione di questo grande vino in Italia e all’estero, servendosi anche della vendita per corrispondenza, attività di cui fu pioniere nei primi anni ‘30 del ventesimo secolo. Fu inoltre il primo a comprendere l’importanza del ‘turismo enologico’, permettendo l’accesso di visitatori alla sua cantina.


Brunello di Montalcino: dalla vigna alla cantina (crt-01; crt-02)

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Montalcino, la patria del Brunello: tra storia e fiaba.

Il ‘Brunello’, uno dei vini italiani più conosciuti ed apprezzati al mondo, portabandiera della tradizione enologica italiana, nasce in Toscana, a una quarantina di chilometri dalla città di Siena, su una collina isolata della Val D’Orcia: la collina di Montalcino.
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Un luogo di grande fascino, che può vantare scorci unici, quasi fiabeschi, non a caso riconosciuto Patrimonio Mondiale dall’UNESCO (2004). La zona di produzione, corrispondente ai confini storici del Comune, è delimitata da tre fiumi: l’Asso, l’Orcia e l’Ombrone.

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I PRODUTTORI DEL BRUNELLO DI MONTALCINO

Logo del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino e della Biondi-Santi (crt-01; crt-02)

Quest’articolo è il frutto della collaborazione tra WebFoodCulture, il Consorzio del Vino Brunello di Montalcino, e la Biondi-Santi, una delle aziende produttrici storiche di questa specialità enologica.

Filippo Tommaso Marinetti e il Brunello di Montalcino (img-01)

“IL BRUNELLO E’ BENZINA!”
(Filippo Tommaso Marinetti)

Brunello di Montalcino: produzione, schema.

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Come si produce il Brunello di Montalcino? – Schema stampabile.

Cliccare qui per visualizzare (ed eventualmente scaricare) uno schema stampabile contenente i vari passaggi del metodo di produzione del Brunello di Montalcino.

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Brunello di Montalcino in video.

Di seguito un affascinante video mostra la bellezza delle campagne e dei vigneti di Montalcino, la culla del Brunello.


WebFoodCulture: solo le specialità più tipiche e tradizionali.

SOLO LE SPECIALITA’ PIU’ TIPICHE E TRADIZIONALI

Brunello di Montalcino: Giacomo Puccini (img-05; img-06)

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Musica di Puccini per il Brunello.

Quale migliore accompagnamento ad un articolo dedicato al Brunello di Montalcino, vino toscano per eccellenza, se non l’opera di Giacomo Puccini, uno tra i più celebri compositori italiani, anch’egli di origine toscana.

Nota: registrarsi a Spotify così da poter ascoltare i brani per intero.

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Prima del Brunello, il Moscadello.

Molto prima che il Brunello raggiungesse la fama internazionale di cui gode oggigiorno, un altro vino di Montalcino godeva di grande celebrità: il Moscadello. Un vino bianco, dolce, dai riflessi dorati, già apprezzato in epoca rinascimentale e ancora oggi commercializzato.

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Annata 1888.

Il Brunello di Montalcino è un vino che, grazie alle sue peculiari caratteristiche, è in grado di affrontare senza timori il passare degli anni, affinando la sua eleganza con il progressivo invecchiamento.
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Questa premessa è necessaria per comprendere appieno il fascino delle due bottiglie di Brunello, annata 1888 (*1), che sono ancora oggi gelosamente conservate nella ‘Storica’, la cantina dei prodotti Riserva Biondi-Santi (*2).

Note:
*1: Storica prima annata della Biondi-Santi.
*2: La cantina conserva le bottiglie appartenenti a tutte le annate del Brunello di Montalcino Riserva Biondi-Santi.

Il vino per il Culatello.

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Brunello di Montalcino: gli abbinamenti.

Il Brunello di Montalcino è un vino di grande struttura, eleganza ed equilibrio, che si sposa al meglio con pietanze altrettanto strutturate.

Brunello di Montalcino: gli abbinamenti.

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Il suo tannino ed acidità, per quanto ammorbiditi da un lungo invecchiamento, sono perfetti per accompagnare cibi succulenti (come la carne rossa alla griglia, la selvaggina o il brasato) o grassi (come il formaggio stagionato). Ottimo inoltre l’abbinamento con la pasta, insaporita da sughi corposi, e risotti, a base di funghi o tartufi.

Tassello Consortile del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino (crt-01)

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Consorzio del Vino Brunello di Montalcino: contatti.

Indirizzo: Via Boldrini, 10, 53024 Montalcino (Siena) – ITALIA
Website: Cliccare qui.
Mail: Cliccare qui.
Tel.: +39 0577 848246
FAX: +39 0577 849425

Brunello di Montalcino: Logo Biondi-Santi (crt-02)

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Biondi-Santi: contatti.

Indirizzo: Villa Greppo, 183, 53024 Montalcino (Siena) – ITALIA
Website: www.biondisanti.it
Mail: biondisanti@biondisanti.it
Tel.: +39 0577 848023
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cc-01 – Fortezza di Montalcino, immagine di Type17 (Wikipedia Link)
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crt-01 – Immagine pubblicata per concessione del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino;
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(**) Immagine dichiarata di pubblico dominio dall’autore.