
Il ‘Crocchè’ è una delle specialità napoletane più tipiche e tradizionali, un pò ‘fast food’, un pò ‘finger food’. Cerchiamo di capire perchè una delizia tanto semplice goda di un così grande fascino. Assaporiamola mentre passeggiamo nelle suggestive viuzze del centro storico di Napoli, i ‘vicoli’, incontrando la sua gente ed ascoltando la sua musica … non solo cibo!


La storia dei crocchè di patate napoletani.

Le origini del crocchè di patate napoletano sono tutt’altro che certe. A tal proposito, occorre sottolineare che preparazioni simili fanno parte della tradizione gastronomica di molti paesi del mondo. Attualmente, le teorie più in credibili associano questa specialità a due nazioni in particolare: la Francia e la Spagna. Non è un caso, considerato il fatto che la loro dominazione sulla città di Napoli e, più in generale, sul mezzogiorno d’Italia (*1), fu particolarmente significativa, anche dal punto di vista del cibo.
Origini francesi:
Secondo questa teoria, la più ‘gettonata’, i ‘crocchè’ napoletani sarebbero un’evoluzione delle ‘croquettes’ francesi. E’probabile la loro ricetta sia stata introdotta in città durante la seconda metà del ‘700 dai cuochi d’oltralpe che preparavano i banchetti di corte di Ferdinando I di Borbone (*2) e della moglie Maria Carolina d’Austria.
ContinuaOrigini spagnole:
La seconda ipotesi, considerata in genere meno probabile, suggerisce che i ‘crocchè’ napoletani potrebbero essere un’evoluzione delle ‘croquetas’ iberiche.
Note:
*1: Motivo per cui preparazioni molto simili ai crocchè, come ad esempio i ‘cazzilli’ siciliani, si possono trovare in molte località del sud Italia.
*2: Ferdinando I delle Due Sicilie, già Ferdinando III di Sicilia e Ferdinando IV Re di Napoli. Era soprannominato ‘Re Nasone’, per le dimensioni del suo naso (come attestato da numerosi ritratti dell’epoca), e ‘Re Lazzarone’, perchè amava mescolarsi al suo popolo (ovviamente in incognito).

Napoli: l’ingrediente essenziale per i crocchè di patate napoletani.

E’ facile trascorrere intere giornate passeggiando per il centro di Napoli, intenti ad esplorare le sue strette viuzze, i cosiddetti ‘vicoli’. Si tratta di veri e propri viaggi in miniatura, itinerari allo stesso tempo piacevoli ed interessanti. Dopo soli pochi passi ci si rende conto di trovarsi in luoghi incredibilmente pieni di vita, completamente avvolti da suoni e colori. E’ così facile perdersi in tutto questo, iniziare a camminare senza una meta precisa, solo per il piacere di farlo.
Un’esperienza incredibile, non c’è alcun dubbio … e pensare che è possibile migliorarla ulteriormente: si può infatti allietare il passeggio mangiando. Non un cibo qualsiasi, sia ben inteso, ma uno stuzzichino saporito, ‘studiato’, diciamo così, per essere apprezzato ‘in movimento’.
Continua
C’è un qualcosa di profondamente ‘napoletano’ in ogni crocchè di patate, un qualcosa che è intimamente legato alla natura calda e solare di questo luogo e della sua gente.
Ancora una volta, la cultura ha un ruolo di fondamentale importanza nell’insaporire il cibo: una cultura popolare, in questo caso, profondamente intrisa di classicità, di Grecia antica e del pensiero dei suoi filosofi.

Le differenze tra il ‘crocchè’ e il ‘panzerotto’.
Il crocchè di patate ha, per così dire, un ‘fratello maggiore’: il cosiddetto ‘panzerotto’ (o ‘panzarotto’). Premesso che le due preparazioni sono assai simili tra loro, il panzerotto differisce dal crocchè nelle dimensioni più generose e nella presenza di un ripieno.
Forse è il caso di soffermarsi ad esaminare un pò più nel dettaglio queste delizie:


Il crocchè di patate:
Il crocchè ha dimensioni assai ridotte, non più di 3/4 centimetri. L’esterno è caratterizzato da una invitante panatura di un colore dorato molto carico, quasi marrone. La superfice croccante nasconde un morbido contenuto a base di patate, prezzemolo e pepe nero. Oltre che per la taglia, il crocchè si distingue dal panzerotto per la mancanza di imbottitura.


Il panzerotto:
Come già accennato, il panzerotto è a tutti gli effetti il ‘fratello maggiore’ del crocchè. La differenza che subito salta all’occhio è nelle dimensioni assai più generose, in genere 7/8 centimetri. La croccante panatura, di colore dorato, racchiude un morbido contenuto a base di patate, prezzemolo e pepe nero, arricchito da un’imbottitura di provola affumicata e/o mozzarella.

La friggitoria: erede di un antico passato.
I crocchè di patate possono essere acquistati nelle cosiddette ‘friggitorie’: esercizi commerciali specializzati, come è facile capire dal nome, nella vendita di cibo fritto. Si tratta quasi sempre di preparazioni abbastanza semplici, ma non per questo meno saporite. Una delle loro principali caratteristiche è la trasportabilità: a tal proposito, è difficile non notare la somiglianza tra una friggitoria e i più moderni fast food.


Questo tipo di attività esiste fin dal più remoto passato, rispondendo a una medesima esigenza: sfamare i passanti. Visitando le antiche città di Pompei ed Ercolano è facile rendersene conto. Entrambe sono ancora oggi quasi intatte, risparmiate dalla corruzione del tempo grazie alle ceneri vulcaniche di cui furono coperte centinaia di anni fa. Per ‘merito’ del Vesuvio, possiamo visitare luoghi che si presentano ai nostri occhi così com’erano quando governava l’Imperatore Tito. Percorrendo le loro vie è facile imbattersi nelle cosiddette ‘cauponae’: piccoli locali che tanto tempo fa servivano cibo e bevande a viandanti. Si tratta a tutti gli effetti degli antenati delle odierne friggitorie.
Al giorno d’oggi, le friggitorie si possono trovare in molte città italiane: le più antiche e rinomate, oltre che a Napoli, sono a Genova e a Palermo.

‘Agorázein’: il passeggiare e lo ‘sfizio’ a Napoli.
Per poter apprezzare appieno il profondo retaggio culturale che si nasconde in uno squisito crocchè di patate e comprendere perchè questa prelibatezza sia il simbolo stesso di una filosofia di vita, è utile spiegare le origini del termine ‘agorázein’. La parola deriva dal greco ‘agorà’, traducibile come ‘luogo di incontro’, ed indica la parte centrale delle antiche Città-Stato elleniche: posto frequentato non solo da politici, artisti e filosofi ma anche da gente comune, fieri cittadini desiderosi di condividere le proprie idee.
‘Agorázein’ in sostanza vuol dire passeggiare, privi di una precisa destinazione, assaporando la bellezza dei luoghi, una conversazione interessante, il calore di uno splendido sole e molto altro ancora.
Il filosofo Platone nella sua famosa opera, i ‘Dialoghi’, spiega chiaramente che questo tipo di attività era molto apprezzata dai cittadini ateniesi del suo tempo.


Il passeggiare:
Ancora oggi a Napoli molte persone traggono gioia dalla medesima consuetudine: ciò mostra chiaramente il profondo legame che ancora esiste tra questa città e l’antica Grecia. Il passeggiare dei napoletani, interpretato nel suo significato più profondo, è un camminare senza meta, godendo dei piaceri della vita. La piacevolezza scaturisce, proprio come nell’ ‘agorázein’ greco, dalla mancanza di una destinazione precisa, oltre che dalla bellezza dei luoghi, dal clima, da una interessante compagnia e … dal cibo.


Lo ‘sfizio’:
La piacevole esperienza del passeggiare può essere migliorata ulteriormente mangiando qualcosa che sia gradito al palato e di facile consumo. I napoletani hanno coniato un aggettivo apposito per indicare questo tipo di cibo: ‘sfizioso’. Lo squisito crocchè è un valido esempio di ‘sfizio’: una delizia che non si limita a sfamare, divenendo tassello in un complesso mosaico in cui luci, suoni, sapori, gusti ed odori offrono, tutti insieme, un’esperienza di profondo piacere e soddisfazione per tutti i sensi.
Concludendo, si può affermare con certezza che il ‘passeggiare’, legittimo erede dell’ ‘agorázein’ greco, sia uno degli elementi fondamentali del più tipico modo di vivere napoletano, frutto di un pensiero di matrice epicurea che invita la gente a godere la vita quanto più possibile, finché è possibile.

Burckhardt spiega il significato di ‘agorázein’.
Il significato del termine ‘agorázein’ può essere indubbiamente difficile da comprendere. Non esistendo una traduzione compiuta della parola, è meglio affidarsi a una spiegazione. L’illustre storico Jacob Burckhardt, ci propone la sua:

“Qui, al cospetto delle navi, circondati dai molti templi, palazzi civici, monumenti, negozi e bancarelle dei cambiavaluta, come se ci fosse tempo per qualcos’altro, i Greci occupano la propria giornata facendo ‘agorázein’, un’attività che nessuno tra coloro che vivono nel nord potrebbe mai tradurre con una sola parola. I dizionari provano a spiegarci il suo significato: ‘passeggiare per il mercato, facendo acquisti, chiacchierando del più e del meno e confrontandosi con gli altri’: tale spiegazione è limitativa e non ci potrà mai trasmettere la deliziosa piacevolezza che scaturisce dal fondere tra loro il fare affari, il conversare, ed il passeggiare piacevolmente. Può aiutare a dare un’idea abbastanza precisa il sapere che una volta si faceva riferimento alle ore del mattino come a quelle in cui tutti si recano presso l’agorà“.


I vicoli: piccole strade piene di vita.

Il termine ‘vicolo’ deriva dalla parola latina ‘viculus’ ed indica una stradina di larghezza assai ridotta. Basti sapere che ne esistono di talmente strette da poterne toccare contemporaneamente i lati opposti! E’ facile trovare parecchie di queste viuzze nei centri storici di molte città italiane.
I vicoli napoletani sono sicuramente tra i più colorati e caratteristici: dividono tra loro palazzi e chiese. Molti tra essi risalgono al periodo della dominazione spagnola tra il XVI e il XVIII secolo. Non a caso dunque la zona che ne è più ricca è ancora oggi chiamata ‘quartieri spagnoli’. Seppur di dimensioni assai ridotte, queste vie ospitano da centinaia di anni sia le abitazioni della gente più povera, i cosiddetti ‘bassi’, sia le attività commerciali più disparate. Migliaia di persone trascorrono la propria vita all’interno di strade estremamente anguste che, nonostante tutto, conservano la propria funzione legata alla viabilità. Come è facile immaginare, attraversando i vicoli ci si trova di fronte a un’incredibile concentrazione di attività umane all’interno di uno spazio estremamente ridotto, qualcosa che li rende molto affascinanti.
Percorrerli a piedi dà una sensazione che va assolutamente provata, si viene infatti letteralmente travolti da un miscuglio di suoni, colori, odori e sapori: tutti i sensi sono coinvolti in un’esperienza che trascende la semplice somma delle sue parti.

Napoli, la patria del crocchè di patate.
Napoli, la ‘città del sole’, è il capoluogo della Regione Campania. Le sue origini vengono fatte risalire all’VIII secolo a.C.

LE FRIGGITORIE PIU’ TRADIZIONALI
E’ difficile individuare con certezza la più antica friggitoria napoletana ancora oggi in attività.
Cliccare per l’elenco.

Via Pignasecca, 48, 80134 Naples;
Official website

Via Domenico Cimarosa, 44, 80129 Naples;

Viale Colli Aminei, 66, 80131 Naples;

Crocchè di patate napoletani: ingredienti.
Gli ingredienti utilizzati per preparare i crocchè napoletani sono:
- Patate;
- Parmigiano e/o Pecorino Romano;
- Uova;
- Prezzemolo;
- Sale;
- Pepe;


Come preparare i crocchè di patate napoletani (video).
Di seguito un video mostra come cucinare i crocchè di patate.


Crocchè di patate napoletani: calorie e valori nutrizionali.
Cento grammi di crocchè di patate napoletani (più o meno quattro / cinque pezzi) contengono, all’incirca, 180/190 calorie. Sono presenti carboidrati, grassi, proteine, fibre, sodio.


Nomi diversi per i crocchè di patate napoletani.
A Napoli spesso capita che si utilizzi il termine ‘crocchè’ per indicare quello che in realtà è un ‘panzerotto’. Ciò potrebbe derivare dal fatto che il termine ‘crocchè’ è considerato, in un certo senso, più elegante. Per evitare di sbagliare, è importante ricordare che il crocchè è piccolo e privo di imbottitura, mentre il panzerotto è di dimensioni più generose e farcito.
Occorre inoltre prestare attenzione al fatto che nel resto d’Italia i ‘panzerotti’ sono piccoli calzoni ripieni cotti al forno o fritti. In genere hanno la forma di una mezza luna.

SOLO LE SPECIALITA’ PIU’ TIPICHE E TRADIZIONALI

Vicoli e musica.
Canzoni napoletane cantate da Roberto Murolo per accompagnare la degustazione di uno squisito Crocchè:
Nota: registrarsi a Spotify così da poter ascoltare i brani per intero.

Un ‘cuoppo’ per i crocchè di patate napoletani.
A Napoli il cosiddetto ‘cuoppo’ (o ‘cuopp’), un cono realizzato con un foglio di carta paglia, è utilizzato per degustare ‘in mobilità’ le specialità fritte appena acquistate in una friggitoria.


Cosa bere con i Crocchè di patate napoletani.
Quale bevanda abbinare a un crocchè? Sebbene spesso a Napoli questa specialità venga accompagnata da una birra lager, una valda alternativa potrebbe essere …
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img-01 (*) – Jacob Burckhardt, foto del 1892 (Wikipedia Link) {PD-US}
img-02 (*) – Ritratto di Ferdinando I di Borbone (Wikipedia Link) {PD-Art} {PD-US}
img-03 (*) – Totò, foto con dedica, 1943 (Wikipedia Link) {PD-US}
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