
Il Lambrusco è senza dubbio uno dei vini italiani più conosciuti ed apprezzati nel mondo. Le sue origini affondano in un lontano passato e sono legate al progressivo sviluppo di vitigni che crescono in un’area compresa tra Emilia-Romagna e Lombardia. Nel corso dei secoli il vino è riuscito ad assorbire ed incorporare non solo gli umori del terreno, ma anche la cultura e lo spirito della gente che da sempre abita in questi luoghi. Assaporiamo dunque il suo gusto più autentico e sveliamone i segreti, aiutati dai produttori più tradizionali, riuniti nel Consorzio Tutela Lambrusco.


Le origini del Lambrusco.

Il ‘Lambrusco’ può vantare origini antichissime. La sua nascita è strettamente legata all’evoluzione della vite selvatica (‘vitis silvestris’) che da sempre cresce nel territorio corrispondente alle attuali province di Modena, Reggio Emilia, Parma (nella regione Emilia-Romagna) e Mantova (nella regione Lombardia).
Le prime testimonianze scritte relative alla sua addomesticazione per la produzione del vino risalgano all’epoca classica e sono contenute nell’opera di alcuni tra i più celebri letterati del periodo come, ad esempio, Catone (‘De agri cultura’), Varrone (‘Naturalis Historia’), Plinio il Vecchio e Virgilio (*1).
La tecnica produttiva di quello che sarebbe diventato il Lambrusco così come oggi lo conosciamo, si perfezionò nei secoli: in tal senso, particolarmente prezioso fu il contributo dei monaci medioevali.
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Da un punto di vista letterario, impossibile non citare il manoscritto ‘Del Lambrusco Modonese’ (*3), realizzato dall’agronomo Francesco Aggazzotti nel 1863: si tratta infatti di una tra le prime opere volte ad illustrare il ‘prodotto Lambrusco’, partendo dalla selezione dei suoi vitigni, fino ad arrivare alla vinificazione e quindi alla commercializzazione.
Nella seconda metà del ‘900, l’impiego del cosiddetto ‘metodo Martinotti’ generò un notevole incremento nella produzione di questa specialità enologica: ciò portò a un aumento delle esportazioni e a un vero e proprio boom delle vendite, sopratutto negli Stati Uniti.
Oggigiorno si presta una sempre maggiore attenzione alla qualità piuttosto che alla quantità, puntando alla valorizzazione dell’incredibile versatilità del vino.
Note:
*1: Non a caso, il celebre poeta era originario della zona di Mantova;
*2: Oltre alla bottiglia, grande importanza rivestiva il tappo di sughero che veniva al tempo fissato grazie a uno spago;
*3: Testo dal quale lo stesso Aggazzotti prese spunto per la realizzazione dell’opera ‘Sulla fabbricazione del Vino Lambrusco Modenese’;
*4: Si tratta di un procedimento per realizzare vini spumanti grazie all’uso di grandi autoclavi pressurizzate;

Come si produce il Lambrusco?
Il Lambrusco attualmente in commercio viene prodotto utilizzando principalmente le seguenti metodologie:
Metodo ‘Martinotti’ (o ‘Charmat’): impiegato per produrre sia il Lambrusco frizzante che quello spumante (*1). Questo metodo prevede il travaso del vino in grandi autoclavi pressurizate dove, in seguito all’aggiunta di lieviti selezionati e di zucchero, inizia una seconda fermentazione. Ciò provoca la formazione di anidride carbonica (*3) che viene ‘intrappolata’ nel vino grazie alla pressione delle autoclavi. Successivamente il vino è imbottigliato, un apposito tappo garantisce il mentenimento della sua effervescenza.
Metodo ‘Classico’ (o ‘Champanoise’): impiegato per produrre il solo Lambrusco spumante. Questo metodo prevede che la seconda fermentazione venga avviata direttamente in bottiglia, grazie all’aggiunta di lieviti selezionati e zuccheri. La nuova fermentazione causa lo sviluppo di anidride carbonica che, imprigionata nelle bottiglia stessa, produce un forte incremento della pressione interna.
Note:
*1: La differenza principale tra le due tipologie risiede nella rispettiva ‘sovrapressione’ minima. Nel vino spumante questa è di 3bar, mentre nel vino frizzante può essere compresa tra 1 e 2,5 bar;
*2: Fermentazione a temperatura controllata;
*3: La presenza di anidride carbonica si esprime visivamente grazie alle ‘bollicine’;


Le tipologie del Lambrusco.

Il Lambrusco o, come sarebbe meglio dire, i ‘Lambruschi’, non sono tutti uguali. A tal proposito, è fondamentale premettere che sia i vitigni utilizzati nella produzione del vino, sia i territori in cui questi si sviluppano, rappresentano fattori che incidono profondamente sul suo gusto ed aspetto.
Più in generale, il Lambrusco si può classificare nelle seguenti tipologie:
Lambrusco frizzante o spumante: la principale differenza tra queste due tipologie consiste, oltre che nel metodo produttivo, in una differente ‘sovrapressione’, ovvero in un diverso quantitativo di anidride carbonica (*1) contenuta nel vino. Nel caso dello spumante la ‘sovrapressione’ è sempre maggiore (*2).
Sebbene sempre più raramente, viene prodotto anche un Lambrusco ‘fermo’, vale a dire privo di effervescenza;
Lambrusco ‘secco’, ‘amabile’ e ‘dolce’: queste tre tipologie si distinguono tra loro per un differente ‘tenore zuccherino’, vale a dire per la diversa quantità di zucchero presente nel vino che nel ‘secco’ sarà minima, crescendo progressivamente fino al ‘dolce’.
Lambrusco ‘rosso’ e ‘rosè’: il Lambrusco viene prodotto con uve ‘a bacca nera’, ciò fa sì che il vino maggiormente commercializzato sia di colore rosso. Esiste comunque anche il ‘rosè’, colorazione ottenuta grazie a particolari tecniche produttive (*3). Ben più raro il Lambrusco ‘bianco’.
Note:
*2: La ‘sovrapressione’ minima nel vino spumante è 3bar, mentre nel vino frizzante può essere compresa tra 1 e 2,5 bar.
*3: Dal momento che, in genere, la colorazione del vino dipende da quella delle bucce, nel caso di bucce ‘rosse’ (‘bacca nera’, appunto), se si vuole ottenere un vino rosè è sufficente limitare il contatto tra le stesse e la parte liquida del mosto (per intendersi il ‘succo’ che, una volta fermentato, si trasformerà in vino).

I vitigni del Lambrusco.

Come già specificato nel paragrafo che approfondisce le origini del Lambrusco, questo vino è il frutto della lenta evoluzione delle uve selvatiche che crescono da tempo immemore nella zona compresa tra le regioni Emilia-Romagna e Lombardia. Quasi inutile dire che, al giorno d’oggi, il numero dei vitigni utilizzati per la produzione è stato definito con precisione ed è consultabile nel ‘Catalogo nazionale delle varietà di vite’ redatto dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (raggiungibile cliccando sul questo LINK).
Viene di seguito riportata la lista completa dei tredici ‘Lambruschi’:
Cliccare qui per l'elenco.
- Lambrusca di Alessandria;
- Lambrusco a Foglia Frastagliata;
- Lambrusco Barghi;
- Lambrusco Benetti;
- Lambrusco del Pellegrino;
- Lambrusco di Sorbara;
- Lambrusco Grasparossa;
- Lambrusco Maestri;
- Lambrusco Marani;
- Lambrusco Montericco;
- Lambrusco Oliva;
- Lambrusco Salamino;
- Lambrusco Viadanese;

Le denominazioni del Lambrusco.

Attualmente sono sette le DOC (Denominazione di Origine Controllata) del Lambrusco.
Nel territorio della Provincia di Modena ne vengono prodotte ben quattro, vale a dire:
- Modena DOC;
- Lambrusco di Sorbara DOC;
- Lambrusco Grasparossa di Castelvetro DOC;
- Lambrusco Salamino di Santa Croce DOC;
- Reggiano DOC;
- Colli di Scandiano e di Canossa DOC;
- Lambrusco Mantovano DOC;
Nel territorio della Provincia di Reggio Emilia se ne producono due:
Nel territorio della Provincia di Mantova si produce il:
Va infine ricordato che alcuni vini Lambrusco sono IGT (Indicazione Geografica Tipica), ovvero:
- Lambrusco Emilia IGT;
- Lambrusco Mantovano IGT;
- Lambrusco Quistello IGT;

Il Lambrusco nella letteratura.

“Non sa ella, signora Contessa, che Domineddio fece apposta il Lambrusco per annaffiare la carne dell’animale caro ad Antonio Abate? E io, per glorificare Dio e benedire la sua provvidenza, mi fermai a Modena a lungo a meditare la sapienza…” (Giosuè Carducci)
Particolarmente interessanti sono i riferimenti letterari al Lambrusco durante la storia. Un brevissimo excursus potrebbe iniziare ricordando gli scrittori di grande fama (*1) che, già in epoca classica, descrivono la ‘vitis’ (*2) grazie alla quale sarebbe stato prodotto.
Nel corso dei secoli successivi, viene citato da agronomi esperti come Pier De Crescenzi (nel ‘400), Andrea Bacci (nel ‘500) e Francesco Agazzotti (nell’ ‘800). Quest’ultimo risulta particolarmente importante, in quanto è tra i primi a proporre una catalogazione del vino.
Nella seconda metà del XIX secolo, il celebre poeta Giosuè Carducci, in una lettera inviata alla contessa Ersilia Lovatelli, paragona il Lambrusco a un bene creato da Dio stesso (*3).
E’ la prima metà del XX secolo quando lo scrittore Curzio Malaparte evidenzia lo stretto legame tra questo vino, la musica di Giuseppe Verdi ed il romanzo ‘La Certosa di Parma’ di Stendhal (*4).
Note:
*2: Costoro fanno riferimento alla ‘vitis labrusca’ (o ‘vitis silvestris’), vale a dire la vite selvatica che si sarebbe evoluta nella ‘vitis vinifera’;
*3: Lo scrittore si esprime utilizzando le parole che introducono questo paragrafo;
*4: Malaparte scrive: “La musica di Giuseppe Verdi è colma di Lambrusco fino all’orlo. In tutta la ‘Chartreuse de Parme’ di Stendhal scorre una vermiglia, frizzante vena di Lambrusco”.

Il Lambrusco, gli americani e la ‘Coca Cola’.
Nel corso degli anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso, iniziò a prendere piede l’uso del metodo ‘Martinotti’ (o ‘Charmat’) per la produzione del Lambrusco. Se, da un lato, ciò portò a un notevole incremento delle bottiglie commercializzate, dall’altro spinse numerose aziende a porre maggiore attenzione alla quantità piuttosto che alla qualità del vino. Un siffatto Lambrusco, sebbene, almeno in parte, ‘snaturato’, divenne molto facile da bere ed in più estremamente a buon mercato, tanto da guadagnare il favore dei consumatori americani, che iniziarono a considerarlo una sorta di ‘Coca Cola italiana’. Oggigiorno la tendenza è di preservare la ‘facilità di beva’, cercando al contempo di esaltare le caratteristiche che rendono questa specialità enologica unica.



Il Lambrusco di Giuseppe Verdi.
Forse non tutti sanno che Giuseppe Verdi, il famosissimo compositore italiano, autore di opere immortali quali ‘La Traviata’ , ‘Il Trovatore’ e ‘Rigoletto’, amava non solo la musica ma anche il cibo ed il vino. Ciò non devrebbe stupire più di tanto, considerando che il grande musicista non solo era figlio di un oste, ma era anche nato nel paese di Busseto, in provincia di Parma: vale a dire uno dei luoghi del mondo più ricchi ed interessanti da un punto di vista enogastronomico.



Carducci e il Lambrusco.
Tra le numerose, affascinanti curiosità relative al Lambrusco, vale la pena ricordare che il celebre poeta italiano Giosuè Carducci amava particolarmente questo vino, tanto da arrivare a glorificarlo in una sua lettera usando queste parole:
“Non sa ella, signora Contessa, che Domineddio fece apposta il Lambrusco per annaffiare la carne dell’animale caro ad Antonio Abate? E io, per glorificare Dio e benedire la sua provvidenza, mi fermai a Modena a lungo a meditare la sapienza…”

Le zone di produzione.
Le uve con cui viene prodotto il Lambrusco nascono in due regioni attigue.
Emilia-Romagna: nella zona della Provincia di Modena, Reggio Emilia e Parma;
Lombardia: nella zona della Provincia di Mantova;
Considerate le specifiche caratteristiche di ognuno di questi territori, non deve stupire che, in ognuno di essi, il vino assuma caratteristiche altrettanto specifiche.

I PRODUTTORI PIU’ TRADIZIONALI
Quest’articolo è realizzato in collaborazione con:

Il Consorzio Tutela Lambrusco, organizzazione che riunisce i produttori più tradizionali di questa specialità enologica.

La vendemmia in video.
Di seguito un interessante video mostra la vendemmia meccanizzata delle uve che verranno in seguito utilizzate per la produzione del Lambrusco.

SOLO LE SPECIALITA’ PIU’ TIPICHE E TRADIZIONALI


Le origini del nome.
Le origini del nome ‘Lambrusco’ sono molto incerte.
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Secondo un’altra teoria ‘ruscus’ andrebbe tradotto in ‘pungente’, con chiaro riferimento all’asprezza delle uve prodotte dalle piante selvatiche.
“ALZATE IL BICCHIERE: MIRATE COME IL LAMBRUSCO SPLENDE VERMIGLIO IN UN RAGGIO DI SOLE! E’ IL VINO DELLA LIBERTA’, IL VINO DELL’UOMO LIBERO.”
(Curzio Malaparte)

Musica di Pavarotti per il Lambrusco.
Grande era la passione di Luciano Pavarotti, il celebre tenore italiano, per le specialità più tipiche della sua terra natia: la provincia di Modena. Non deve quindi stupire che, di tanto in tanto, egli amasse degustare un buon bicchiere di Lambrusco.
Come accompagnamento alla lettura di questo articolo, proponiamo di seguito alcune tra le migliori interpretazioni dell’artista.
Nota: registrarsi a Spotify così da poter ascoltare i brani per intero.


I numeri di un grande vino.
La grande ‘facilità di beva’ fa del Lambrusco uno dei vini più apprezzati sia in Italia che all’estero. Basti pensare che nel 2019 sono state prodotte più di 40 milioni di bottiglie DOC. Contando anche quelle a marchio IGT, si sono superati i 170 milioni.


Gli abbinamenti.
Molte tra le pietanze con cui il Lambrusco meglio si sposa provengono, guarda caso, dalla sua stessa terra natia, vale a dire l’Emilia-Romagna.
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Consorzio Tutela Lambrusco: contatti.
Il 1 gennaio 2021 nasce il Consorzio Tutela Lambrusco dalla fusione dei seguenti consorzi:
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Questa istituzione ha il compito di tutelare e promuovere ben otto denominazioni (sia DOC che IGT) di una tra le eccellenze enologiche più conosciute ed apprezzate nel mondo.
41123 Modena
Website: www.lambrusco.net
Mail: tecnico@tutelalambrusco.it
Tel.: +39 059 208610


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img-02 (*) – Giosuè Carducci, 1900 (Wikipedia Link)
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img-06 (*) – Curzio Malaparte in divisa da Alpino, 1942 (Wikipedia Link)
img-07 (*) – Luciano Pavarotti, foto dall’opera i ‘Puritani’, 1976 (Wikipedia Link)

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